Carissimi, tanta è la voglia di condividere con voi alcune delle esperienze e sensazioni di questi primi giorni tornata nei "miei" monti della Majella, ma tanti anche sono gli ostacoli. Il mio collegamento con il PC è penoso, lentissimo e instabile e non posso usare il portatile portato con me apposta perché affetto da un virus! Per fortuna niente di grave e riesco comunque a lavorare, ma preferisco tenerlo in isolamento, non si sa mai!
Comunque stamattina ho insistito e sono riuscita a caricare qualche immagini. Poca roba e non trasmettono tutta la bellezza dei luoghi o le emozioni che riesce a comunicare questa natura ancora forte e combattente, anche se ovviamente problemi ci sono anche qui.
Oltre alle emozioni che le più delle volte lascio volentieri prendono il sopravvento, sto anche meditando molto sull'uomo e il suo rapporto con l'ambiente e il pianeta che l'ospita, riflessioni che prendono spunto dai contrasti forti fra la situazione sul litorale romano e qui nella Majella, due estremi che pongono Emilia Romagna e Monteveglio in particolare (per prendere un punto di riferimento che tutti (?) voi conoscete) in mezzo.
Sono contenta che nei prossimi giorni avrò la possibilità di approfondire l'argomento direttamente con alcuni di voi, eventualmente camminando in mezzo di paesaggi come questi, ricordando che da quando sono arrivata, ho dovuto anche lavorare lunghe ore, quindi le mie uscite sono state limitate a puntate veloci nella vicinanza più o meno immediata. Figuriamoci se avessi avuto la possibilità di girare più a lungo e più distante!
Il giorno inizia con una passeggiata tranquilla con il cucciolone che non supporta il caldo, quindi va in letargo dopo le 9.00 di mattina fino a tardi sera! Per non trovarci in mezzo di branchi di cani pastori che non apprezzano il suo interesse nelle pecore a loro affidate, ho preso l'abitudine di allontanarmi qualche chilometro da casa in macchina, per camminare in piena pace nel Vallone di Santo Spirito, una vallata profonda e boscata che arriva, avendo tempo e fiato a sufficienza, fino agli altri prati. Il fiato regge, ma purtroppo in questi giorni il tempo stringe, quindi ci limitiamo ad un paio di ore di camminata poco impegnativa lungo la stradina che porta ad uno dei tanti eremi della zona, appunto, del Santo Spirito. Nella foto si può vedere alcune chiazze di alberi morti, bruciati nell'incendio straziante di due anni fa che è arrivato a pochi metri da casa mia, lasciando una ferita aperta nel territorio che ci vorranno decine e decine di anni per rimarginare.
Seguendo una piccola stradina forestale (che attraversa tristemente una delle zone più danneggiate), si arriva al torrente stesso, quest'anno con più acqua del solito causa brutto tempo in giugno e all'inizio di luglio. Qui nella foto un altro torrente che viene giù dal versante opposto.
Seguendo il Vallone invece nella direzione opposta, si arriva ad un altro eremo, quello di San Bartolomeo, scavato direttamente nella roccia.
Sotto, il torrente, quasi prosciugato sotto il sole adesso scottante, zoppica da roccia a roccia, cade in anfratti profondi, poi si spalma sui ciottoli per riposarsi nella penombra dei salici.
Volendo e potendo salire fino alla testa del Vallone, si arriva agli alti prati della Maielletta, sempre un incanto ma ancora di più in questa stagione in piena fioritura. Qui la vista spazia dalla pianura e il mare ai monti del Morrone, poi attraverso la valle del fiume Pescara fino al Gran Sasso e poi il Sirente al di là della Gola di Popoli.
Poi, se dopo tutto questo quando arriva la sera non hai più voglia di girare, non è poi così brutto fare quattro passi (letteralmente) nei campi dietro casa con i loro boschetti e muretti di pietra per godere gli ultimi raggi del sole mentre tramonta dietro le montagna, qui guardando verso la Gola di Popoli e il Sirente.