Sottotitolo dovuto a un ricordo della Val di Vizze (BZ) di 3 anni fa, da lunedì 4 a giovedì 8 giugno sono stato a Timau (UD) col 3° anno di Scienze Naturali e il mitico prof. Venturini. Di seguito, per chi non c'è stato, una cartina che mostra a grandi linee dove si trova questo paesino:
Il tracciato in blu (se il daltonismo non m'inganna) da Piano d'Arta a Timau e poi la strada fino al P.so di M. Croce Carnico rappresenta la valle del But, che poco più a sud s'immette nel Tagliamento; è in questa zona, oltre al paese di Tolmezzo più a sud, in cui l'escursione si è svolta. Qui si trovano rocce molto lontane dal presente e che svariano dall'Ordoviciano (505-415 maf) al Triassico superiore (Norico, 215-208 maf); ci sono poi parti di alcuni versanti che risalgono al Miocene (18-5 maf), unici rappresentanti rocce giovani.
Un primo stop va fatto qui, sull'assenza di rocce degli ultimi 200 milioni di anni: il motivo risiede nell'Orogenesi Alpina che, attiva negli ultimi 50 milioni di anni, ha sollevato tutte le formazioni rocciose oltre il livello del mare sottoponendole a una forte erosione che le ha smantellate nelle parti centrali delle Alpi. Questo perchè più una catena montuosa è alta, maggiore è l'energia di rilievo che acquisisce, il che aumenta l'effetto erosivo degli elementi.
E ora il racconto del viaggio: il primo giorno pioveva che Dio la mandava, ma martedì la questione era completamente diversa; ecco alcune foto di Timau il martedì mattina. La parte verso nord:
e quella verso sud:
Qui il Cristo di legno nella Chiesa costruita nel 1945 col milione di lire donato da un ufficiale nazista in ritirata verso la Germania qualche giorno dopo la Liberazione, in ringraziamento di tutto quel che i paesani avevano fatto per curare i suoi soldati feriti:
Dopodichè meta: cima Avostanis, poco lontana dal paesino e adiacente la Creta di Timau, monte che sovrasta l'omonimo paese. Da 820m ai 1950 del laghetto di circolo glaciale in cima! Primo passo: in macchina verso Casera Pramosio, una bellissima baita in montagna a quota 1500m con vicina una cava di calcare da costruzione:
Scusate se non metto una foto della baita, ma mi rendo conto ora che ero talmente gasato dalle rocce che ho fotografato la cava e non la baita. E poi la lunga salita sulla mulattiera che rivela i calcari grigi del Devoniano, rappresentanti la più grande scogliera tropicale mai esistita: questa si estendeva dalla Lombardia orientale quasi fino a Vienna, con una lunghissima laguna retrostante e un ambiente di avanscogliera altrettanto sviluppato. Avrei voluto esserci in quel periodo per vedere l'immane quantità di pesci Placodermi popolare i mari, mentre gli ultimi Ostracodermi e gli scorpioni di mare si estinguevano a loro discapito; magari avrei visto anche qualche piccolo fiume coi primi squali (Protoselaci) non troppo differenti da quelli attuali.
La piccola grotta che vedete è antropica: il carsismo e le grotte sono in questi calcari relativamente ben sviluppati ma non è questo il caso; ci torneremo più avanti. Una cosa che invece ho trovato sono le mie prime Climenie fossili!! Erano gli antenati delle più famose Ammoniti del Mesozoico, appena farò delle foto dei fossili che ho trovato le caricherò sicuramente. Il mio daltonismo invece non mi ha permesso di notare i minerali come l'azzurrite sui calcari grigio-azzurri...
Lungo il percorso, una madonnina in un piccolo anfratto ricavato dalla roccia:
Risalendo la china, una torbiera d'alta montagna profonda non più di 30-40cm al centro, un autentico spettacolo!!
La sua formazione è molto probabilmente dovuta al ristagno d'acqua in un punto in cui probabilmente il ghiacciaio wurmiano proveniente dalla vetta (il Wurm è l'ultima glaciazione, qui si parla del suo ultimo tratto durato nell'intervallo 18-15kaf) esarò la roccia in modo preferenziale; nella foto si vede bene l'anello di vegetazione erbacea intorno all'invaso, il che testimonia il suo riempimento per mezzo delle acque di scioglimento delle nevi e poi una sua permanenza durante tutto l'anno.
Altrettanto verde è il suo "pseudo-emissario", riconoscibile dal peduncolo con cui lo stagno termina e dal fatto che, seguente a questo peduncolo, si trova una zona più verdeggiante ristretta a una linea sul fondo di questa piccola depressione lineare.
Nella torbiera un nugolo di tritoni e girini, che il Salvatore mi ha suggerito essere tritone alpino:
Poi questi due appoggiati su un sasso sott'acqua sono quelli che a vederli mi hanno davvero emozionato; e in quel momento mi sono venuti in mente gli anfibi giganti del Carbonifero come l'Eogyrinus, molto somigliante ai nostri tritoni ma lungo 3 metri!
Lascio il sentiero per aggirare e scalare le rocce del Carbonifero, arrivando in cima al circolo glaciale, ma nel percorso m'imbatto in una struttura militare italiana, molto probabilmente un deposito di armi protetto dallo sperone roccioso contro l'artiglieria asburgica:
Tra l'altro il Gruppo Speleologico di Varese ha fatto una pubblicazione dettagliata su tutte le strutture belliche della 1° GM sia austriache che italiane, esplorando anche gli ipogei e mappandoli. E, indovinate... io CE L'HO!!
Finalmente arrivo in cima, e davanti a me si innalza Cima Avostanis! La foto non è zoomata:
E alla sua base il Lago Avostanis, qui parte sud:
e parte nord:
alla cui base si nota la vastissima falda di detrito in cui ho cercato fossili (invano ahimè) per mezz'ora buona; in cima s'intravvede un parapetto difensivo non so dirvi di quale schieramento. A destra potete vedere i calcari del Devoniano e a sinistra le rocce finissime e scure del Carbonifero: in quel periodo per 20 milioni di anni fu attivo il sollevamento dei Monti Ercini, per cui dopo 25 milioni di anni di vita la scogliera lentamente sprofondò e soffocò sotto i finissimi sedimenti scuri a radiolari del Carbonifero inferiore, seguiti dal Flysch ercinico (marne testimonianti un evento di frana sottomarina per ogni strato presente); insieme a questi strati si trovano anche delle rioliti, rappresentanti un vulcanismo esplosivo (acido), e dei basalti, rappresentanti un vulcanismo a colate (basico) accaduti a distanza di qualche milione di anni l'uno dall'altro.
Nel lago, cavedani:
E, con grande sorpresa di tutti i naturalisti presenti, rospi (trovato uno morto non predato) e ovature:
La parte inattiva della falda di detrito sotto la parete di Cima Avostanis ospita anche bei prati fioriti come questo, ma qui lascio a voi l'identificazione delle specie presenti:
Il resto dell'escursione arriva a breve!! Spero che finora vi sia piaciuto